Compare all’improvviso, poche curve dopo aver
scavalcato il confine Italo-Svizzero. Una valle di laghi glaciali e
giganti di roccia, un luogo avvolto da antiche leggende che hanno dato
origine al paesaggio, un punto d’incontro e una fonte d’ispirazione per grandi
pensatori, filosofi, pittori e scrittori del passato e più recenti:
Schopenhauer, Kant, Nietschze, Hesse, Mann, Rilke, Einstein, Segantini e Abbado
sono passati di qui o ci hanno vissuto. E’ l’Alta Engadina, nel Canton
dei Grigioni, in Svizzera. Le creature della cultura popolare sono i simboli
ricorrenti che danno vita a questo idilliaco paesaggio alpino: Il Monte
Corvatsch, il grande corvo, scaltro, sorprendente e libero come il vento; il
Lagalb, il Lago Bianco, transitorio come l’acqua e il ghiaccio; la Diavolezza,
una fata passionale, gelida e ardente, come il fuoco sulla neve. Fu proprio l’infelice
storia d’amore tra Teresa (la Diavolezza) e Aratsch a dare origine al
bell’alpeggio situato nella conca del gruppo del Bernina: l’Alp Morteratsch
(morto è Aratsch). Si narra che Teresa e Aratsch si amassero alla follia ma il
padre, che avrebbe voluto un genero benestante, proibì il matrimonio. Aratsch
si arruolò nell’esercito e quando, divenuto un fiero ufficiale, tornò per
chiedere la mano di Teresa, scoprì che l’amata era morta di crepacuore.
Disperato, si diresse verso il ghiacciaio e non fece più ritorno. Ed ecco che
nella notte si sente il fantasma di Teresa (Diavolezza) gridare disperatamente
: “Mort ais Aratsch” (Aratsch è morto). Da allora montanari e cacciatori che si
avventurano a cercare la bella “Diavolezza” vengono rapiti dal suo canto di
sirena dei ghiacci e non fanno più ritorno.