Le
fate si ritrovano spesso nel folklore scozzese, proprio come le altre creature
magiche. A differenza, però, delle storie vittoriane in cui le fate sono sempre descritte e dipinte
come piccole, carine, sempre gentili ed innocue, c’è da dire che, in passato,
la gente ne aveva una visione ben diversa. Le credenze popolari ritenevano che
le fate facessero parte di un mondo sconosciuto, oscuro ed invisibile: una
presenza minacciosa da temere. Non a caso, nelle fiabe popolari
scozzesi, le fate incarnano spesso personaggi subdoli, che ingannano gli esseri
umani e che giungono, persino, a rubare le loro anime. Una di queste storie,
collegata proprio ai racconti dell’Old Man of Storr,
racconta di un uomo che camminava su per la collina ogni sera assieme alla
moglie. Si narra che un giorno, quando ormai entrambi erano diventati molti
anziani, la donna non riuscisse più salire fino in cima e a raggiungere suo
marito. Fu allora che una delle fate che li aveva osservati salire ogni
sera in cima alla collina offrì al vecchio la possibilità di avere sempre con
sé sua moglie dovunque andasse. Il vecchio accettò l’offerta, ma si trattava di
un inganno. La fata li trasformò entrambi in due pilastri di roccia, perché era
questo il modo in cui intendeva garantire loro che sarebbero stati sempre
insieme.