Le origini della Bandiera Testa Mora si perdono tra storia e leggenda. Sembra che la Testa di Moro arrivi in Corsica (e Sardegna) grazie al re d’Aragona Pietro III° il Grande, infatti è menzionata nell’isola per la prima volta nel 1281 durante il dominio aragonese in Sicilia, Sardegna e Corsica. Ancora oggi nello stemma aragonese sono presenti quattro mori. Una leggenda narra che un nobile moresco aveva rapito una giovane ragazza còrsa nel XIII secolo. Il suo fidanzato sarebbe venuto in suo soccorso e avrebbe brandito la testa mozzata del suo rapitore sulla sua lancia. Nel 1736 per la prima volta ottiene uno status ufficale, infatti viene rappresentata sulla moneta di un mercenario tedesco che si autonominò Re di Corsica e governò per pochi mesi sull’isola. Nel 1745 il generale e Protettore della Corsica Giovanni Pietro Gaffori propose di modificare la bandiera togliendo l’orecchino e alzando la benda bianca che copriva gli occhi. Pasquale Paoli ufficializzò la modifica per simboleggiare la liberazione dell’isola da Genova e la nascita della Repubblica di Corsica che resistette contro i genovesi e i loro alleati francesi per ben quattordici anni, fino a quando non cadde sotto le armate francesi guidate che erano diventati da poco i nuovi padroni in seguito al Trattato di Versailles del 1768. Dopo un’ultima effimera esperienza indipendentista la bandiera venne vietata dai francesi e Paoli fuggì a Londra, dove morì in esilio nel 1807. Dopo più di un secolo la Bandiera Testa Mora divenne bandiera dell’orgoglio còrso soprattutto a partire dal ritorno in Corsica dei reduci dal fronte nella Grande Guerra. L’uso della bandiera come simbolo dell’orgoglio isolano viene ripreso dal giornale A Muvra e poi dal Partito Corso Autonomista che venne sciolto nel 1939 dal prefetto di Bastia per presunto irredentismo. Nonostante questo la rinascita dell’orgoglio còrso era cominciata e ormai non si poteva più fermare.